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CODICE EVENTO: 2022-082
TIPOLOGIA DEL CORSO: EVENTO ONLINE
Online - 23 Novembre 2022 -

L’algoritmo terapeutico nel trattamento di prima linea del carcinoma ovarico avanzato è in via di ridefinizione, a fronte delle novità emerse dagli studi clinici negli ultimi anni. Questa situazione rende impegnativa per i clinici la scelta del trattamento più opportuno per le pazienti.

Olaparib è una terapia a bersaglio molecolare che ha già ottenuto indicazione per il trattamento di mantenimento in prima linea del carcinoma ovarico avanzato BRCA-mutato, grazie ai risultati del trial SOLO-1.

Lo studio di fase III PAOLA-1 ha poi portato all’indicazione di olaparib, in combinazione con bevacizumab, come trattamento di mantenimento in prima linea di pazienti con carcinoma ovarico avanzato il cui tumore presenti un deficit di ricombinazione omologa (HRD), definito dalla presenza di instabilità genomica. Una donna su due con carcinoma ovarico avanzato ha un tumore HRD positivo. Per queste pazienti l’obiettivo del trattamento di prima linea è di ritardare la progressione della malattia il più a lungo possibile con l’intento di ottenere una remissione a lungo termine. Nel trial PAOLA-1, olaparib, in combinazione con bevacizumab, ha dimostrato un aumento del tempo libero da progressione di 37,2 mesi contro i 17,7 mesi di bevacizumab in monoterapia, confermando l’efficacia di questo PARP inibitore anche nelle pazienti HRD-positive.

Ulteriori dati del trial PAOLA -1 presentati nell’ambito dell’ultimo ESMO hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo nell’endpoint secondario chiave del tempo a seconda progressione della malattia (PFS2), con una mediana di 50,3 mesi rispetto a 35,3 mesi con bevacizumab da solo.

Tuttavia, ad oggi manca ancora consenso su quali pazienti con tumore ovarico debbano essere candidate alla combinazione di olaparib e bevacizumab, e tutto questo è dovuto alla ridotta expertise nell’utilizzo nella routine clinica. Occorrerà, inoltre, caratterizzare meglio il profilo di sicurezza dei PARP-i e migliorare la gestione degli effetti collaterali di questi farmaci al fine di minimizzare il tasso di interruzione definitiva del trattamento.

Infine, è motivo di dibattito su quale sia l’approccio terapeutico migliore da utilizzare nelle pazienti che presentano una progressione di malattia post PARP inibitore: l’associazione dei checkpoint-inhibitors con i PARP-inibitori o con altri farmaci target è tutt’ora meritevole di valutazione e oggetto di indagine in diversi trials ongoing.

Alla luce di quanto descritto, questa FAD, rivolta agli specialisti che si dedicano al trattamento delle neoplasie ginecologiche, si pone come obiettivo principale quello di approfondire il management terapeutico delle pazienti con carcinoma ovarico avanzato HRD positivo.


Professioni:
Medico chirurgo, Biologo
Discipline:
Oncologia, Ginecologia e ostetricia, Anatomia patologica, Genetica medica




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